Ero in questo bar del centro, mercoledì in pausa pranzo.
Avevo lavorato tutta la mattina con il Management Board. Hai presente di chi parlo? Edvige Lejeune e Francois Digard, della Direzione Europa. Abbiamo dovuto incontrare Terry Goldstein, venuto apposta dalla sede centrale americana. Con me c’era Marisa Rampognani, quella che tutti dicono sia al suo posto perché nelle grazie del nostro amministratore. Be’, insomma, ti puoi immaginare il tenore della mattinata. Ho dovuto ascoltare certe cose.
Così invento una scusa e mi stacco per andare a pranzo da solo. Decido di spostarmi di qualche isolato, e trovo un bar in corso Italia all’altezza di piazza Stati Uniti, pieno centro città, ti fai un’idea?
Ok, ero lì e mi entrano queste tre, occhialute e impalate il giusto. Poco dopo le raggiunge un quarto, una specie di cane da riporto.
Sento una, la più grossa, che continua qualcosa tenuto in sospeso: “…Lascia stare, in ‘sto periodo ho in testa solo la ricerca della casa, nell’ultima settimana ho fatto il giro delle sette agenzie immobiiari!”.
“Vuoi un consiglio? Importa stare in centro, te lo dico io”, le fa immediatamente la vicina, mentre s’aggiusta i pantaloni neri prima di sedersi al tavolino di fianco a dove sono seduto io.
“E lo dici a me! Soltanto che te le mettono a quattromila a metro quadro, in centro. Come fai?”
“Guarda, fosse anche che devi stare in un bilocale, ma almeno stai in centro, io non potrei neppure immaginare di abitare lontano da dove conta!”
Queste due continuano, la terza ammutolita ma approvante, il cane da riporto accucciato sulla quarta sedia. Siamo in una trafficatissima via, con il puzzo di marmitte a fil di naso.
“Sai una cosa”, abbaia a un certo punto il cane, “il macello è il parcheggio. Di giorno per gli uffici, la sera per la movida”. Sssst, cuccia! Mi viene da dire. Mi trattengo perché sono curioso di sentire come rispondono.
“Eh, hai ragione”, fa infatti la grossa, “ieri ho visto una mansarda dietro piazzetta Fassbinder, avete presente? Quella dietro il Teatro Antico, dove si fanno gli aperitivi sciccosi… Be’, c’ho messo dieci minuti a trovare un parcheggio riservato handiccappati prima di parcheggiare. Mi stavo scocciando, stavo per tornarmene in ufficio!”.
“Ma hai il permesso per quei parcheggi?”, attacca la silenziosa.
“Certo che no, ma almeno quelli sono spesso liberi”.
“No, era solo per sapere, perché ho una cugina che grazie allo zio vecchio decrepito in casa, si son fatti dare dal comune, con l’aiuto del padre medico, il permesso per entrare in tutte le zone a traffico limitato: e parcheggiano sempre e comunque dove vogliono”.
“C’è chi ucciderebbe per quei tagliandi!”
“Oh, l’amica di mia sorella abita in loft che affaccia su piazza Centrale! Una roba fantastica, cazzo! Dovreste vederlo”.
“Eh, la vista è importante. Io devo avere apertura davanti a me. Voglio avere sguardo sul movimento: strade trafficate, via vai di gente! Pensa invece se c’hai un condominio di famiglie. Panni stesi, schiamazzi di madri dietro i bambini la domenica mattina. Quando vuoi dormire! Da strozzare tutti, madri e figli!”
“Ti quoto alla grande!”, fa quella impalata coi pantaloni neri.
Sì, hai capito bene, ha detto “ti quoto”. Lì per lì stavo per andarmene, ma poi quel gusto per il macabro, sai… E alla fine sono rimasto.
Ecco di nuovo il cane, con la lingua fuori: “Io devo ereditare l’appartamento di mia nonna paterna! Me ne stavo dimenticando: quella schiatta tra poco e mio padre mi ha fatto capire che lo intesta a me. Basta che gli do retta e faccio quel colloquio in BrandingGroup. Cazzo me ne frega, almeno c’ho la casa: vuoi affitarmela finché non trovi qualcosa di tuo?”
“Magari sì, descrivimela”, chiede la grossa. “Centralissima, infatti è a 50 metri da piazza Centrale, appunto. Secondo piano, finestre sulla strada, lì è senso unico verso la piazza, quindi ti vedi passare tutti quelli che vengono in centro. Bagno grande, cucina grande, camera grande. Una specie di entrata, grande. Non ha balconi. Le finestre son tutte con i vetri smerigliati, così non ti guardano in casa. Il pomeriggio, dalle tre in poi, macchine in coda e clacson a ruota libera, sembra di essere ai mondiali di calcio!”.
“Cazzo, sembra così carino!”, fanno in coro le altre.
“Quando posso venirci?”, domanda infine la grossa, “… io ne avrei bisogno subito, anche domani, se mi dici che è in centro non ci penso due volte!”.
“Quando vuoi, appunto, anche subito”, scodinzola il cane.
“Senti, ma come la mettiamo con i soldi?”
“Non preoccuparti ci arrangiamo”
Festeggiano come se fossero stati promossi all’esame delle superiori, facendo tintinnare i bicchieri.
Poi l’occhialuta: “Ehi, ma come fai con sua nonna?”, e la grossa: “Già, cazzo, è vero, non ci stavo pensando: e tua nonna? Mica me la terrai in casa?”.
“No, no! Certo che no! Ora vedo se posso anticipare la cosa…oppure se con mio padre possiamo sistemarla in qualche casa di cura, un centro di accoglienza, una cooperativa. Qualcosa si trova, non preoccuparti. Se passi stasera ti do già le chiavi”.
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